Viviamolo insieme.
“Vivi a noi stessi e agli altri”
Mi domando che senso abbia il lavoro nel mese
di maggio, tempo decisamente primaverile,
con l’esplosione delle rose e del calore del sole.
E dedicato da secoli a una donna, Maria,
moglie di Giuseppe di Nazareth (patrono dei lavoratori),
madre di Gesù, lui pure di Nazareth (carpentiere stagionale),
dedita ai lavori duri di casa, non priva di forti
relazioni sociali (il figlio imparò da lei il ruolo della donna).
Mese di fioritura, mese di speranza per lunghi raccolti.
Ma al giorno d’oggi il lavoro non è affatto rose e fiori,
anzi è irto di spine, ragion per cui troppi cittadini
ne restano privi. Ma che senso ha tale dato di fatto?
Il racconto di Gesù, nel merito dei talenti assegnati,
fu ed è micidiale: qualsiasi tipo di persona, pur differente
la risorsa messa a disposizione, è chiamata
a render conto, senza alcun alibi di giustificazione.
Meno che meno il giudizio affibbiato a chi ha donato
la risorsa. Come dar colpa al rosaio perché una rosa,
pur splendida, è risultata più piccolina.
Un talento resta sempre un talento e il confronto
con cinque o dieci altrui non c’entra un fico secco.
Gigetto