Linea Famiglia, un progetto finanziato dal Dipartimento per le Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Il Ce.I.S. di Belluno ha gestito il progetto dal titolo: “Implementazione delle Linee di Indirizzo nazionali sulla vulnerabilità familiare a favore delle famiglie in condizione di vulnerabilità del territorio dell’Ulss 1 Dolomiti” e fa riferimento alle “Linee di indirizzo (LI) nazionali su l’intervento con bambini e famiglie in situazione di vulnerabilità. Promozione della genitorialità positiva approvate in Conferenza Unificata Stato-Regioni il 21 dicembre 2017”.
Gli interventi di educativa domiciliare
Il progetto ha realizzato interventi di educativa domiciliare per nuclei famigliari in condizione di vulnerabilità del territorio dell’Ulss 1 Dolomiti. Gli interventi sono stati realizzati sulla base di un progetto individualizzato (PEI), condiviso con i Servizi coinvolti e con l’obiettivo generale di produrre un miglioramento nella gestione del compito educativo dei genitori. Gli interventi domiciliari e la rete dei servizi, contribuiscono a diminuire i fenomeni di abbandono scolastico e lo sviluppo di comportamenti a rischio da parte dei minori appartenenti a famiglie in condizione di vulnerabilità.
I principi teorico pratici
I contenuti delle Linee di Indirizzo, applicati nelle attività di educativa domiciliare si riferiscono all’esperienza del Programma P.I.P.P.I. a cura del gruppo di ricerca LabRIEF Laboratorio di Ricerca e Intervento in Educazione Familiare dell’Università di Padova del dipartimento FISPPA dell’Università di Padova – responsabile scientifico: Paola Milani.
I contenuti e la struttura delle Linee di indirizzo si basano su alcuni principi teorico pratici su cui oggi la ricerca ha costruito una notevole convergenza, e sono:
quando si parla di “genitorialità” si intende una nozione complessa, che si sviluppa all’interno di uno spazio sociale e di dispositivi istituzionali ritenuti accettabili in un certo contesto culturale e in una certa epoca storica;
uno dei modelli concettuali considerato più solido dal punto di vista scientifico è quello che, facendo riferimento alla teoria bioecologica dello sviluppo umano, considera la crescita di un bambino come la risultante di un vasto insieme di fattori, raggruppabili in tre macrocategorie:
le caratteristiche personali dei genitori;
le caratteristiche personali del bambino e i suoi bisogni evolutivi;
le caratteristiche sociali e contestuali, ossia l’insieme di elementi che esercitano un’influenza indiretta sulla genitorialità e che costituiscono l’ambiente nel quale il bambino cresce.
Questo modello integrato delinea la genitorialità come “multideterminata”. “L’approccio bioecologico dello sviluppo umano evidenzia, infatti, che un bambino cresce in maniera positiva quando gli adulti che si occupano di lui in famiglia e negli altri ambienti di vita, interagiscono tra di loro in maniera sistematica e collaborativa e vengono accompagnati nel loro ruolo attraverso diverse forme di supporto dal più ampio contesto sociale e culturale”. “L’orizzonte teorico fa quindi riferimento alla possibilità sempre aperta del cambiamento della persona e quindi dell’educabilità umana, da cui nasce una positiva tensione verso l’autonomia del soggetto, che consente di mettere al centro non tanto e non solo il problema della vulnerabilità e della negligenza, quanto l’interezza della persona con le sue potenzialità, che si possono attualizzare attraverso interventi di promozione, soprattutto se realizzati all’interno di contesti che favoriscono relazioni positive. Una cornice di riferimento coerente con i suddetti principi è il modello multidimensionale triangolare denominato “Il Mondo del Bambino”, che rappresenta l’adattamento italiano dell’esperienza dell’Assessment Framework dei governi inglese e scozzese, oggi diffusa in molti paesi occidentali con l’obiettivo di rispondere ai bisogni di efficacia degli interventi di protezione e cura in vista di uno sviluppo ottimale dei bambini seguiti dai Servizi.
Il modello multidimensionale
Il modello proposto è definito multidimensionale in quanto comprende le tre macrodimensioni dei bisogni di sviluppo del bambino, delle risposte dei genitori a tali bisogni e dei fattori ambientali e familiari all’interno dei quali si costruiscono tali risposte. Esso consente l’avvio di un percorso di analisi ecosistemica dei bisogni di sviluppo del bambino, che invita i genitori e l’insieme degli attori coinvolti nell’intervento con le famiglie negligenti a superare l’attenzione prevalente ai loro fattori di rischio, per costruire la progettazione di azioni concrete, grazie a una cornice di riferimento comune e a un linguaggio condiviso.”
L’approccio metodologico dell’intervento dell’educativa domiciliare prevede la presenza dell’educatore nel contesto di vita della famiglia, nella sua casa e nel suo ambiente di vita, per valorizzare le risorse individuali e per accompagnare il processo di costruzione di risposte positive ai bisogni evolutivi del bambino da parte delle figure genitoriali in maniera progressivamente più autonoma. Il focus è posto sulla protezione del legame tra il bambino, i membri della sua famiglia e il suo ambiente di vita, con l’obiettivo di salvaguardare, migliorare e/o rinforzare tali legami. Gli interventi sono finalizzati a contribuire al soddisfacimento dei bisogni evolutivi del bambino e quindi a sviluppare le sue capacità nelle diverse aree della crescita, ad accompagnare le figure genitoriali ad apprendere modalità positive di risposta ai bisogni di crescita del bambino. Il servizio di educativa domiciliare accompagna il bambino e chi si prende cura di lui aintegrarsi in maniera positiva nell’ambiente di vita di appartenenza, con una particolare attenzione alla relazione con la scuola frequentata dal bambino. Tale azione non sostituisce l’intervento di sostegno o potenziamento scolastico messo a disposizione dal MIUR ma può coordinarsi con questo e condividere obiettivi e programmazione” (Linee di indirizzo nazionali del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, 2017).
La proposta progettuale relativa agli interventi educativi con le famiglie vulnerabili rielabora e fa proprie le teorie di riferimento delle Linee di Indirizzo Nazionali, che sono state l’orientamento teorico di fondo per la costruzione della progettualità e la realizzazione operativa degli interventi.
Le fasi del progetto
Il progetto Linea Famiglia è iniziato il 26/04/2022 ed è terminato il 26/10/2024, ha coinvolto 10 famiglie in condizione di vulnerabilità. Ogni famiglia è stata seguita da una educatrice che ha fatto accessi domiciliari e che ha mantenuto i contatti con la scuola, con la rete territoriale e con le equipe di riferimento. Sono stati fatti 1036 interventi: n° 706 accessi domiciliari, n° 23 incontri con la scuola, n° 35 incontri con la rete, n° 50 incontri/contatti con le équipe multiprofessionali di riferimento e coinvolte nel percorso delle famiglie, n° 198 compilazioni delle griglie di microprogettazione e della documentazione pedagogica a cura degli educatori. Inoltre sono state organizzate 54 ore di formazione e monitoraggio con la finalità di condividere i principi ispiratori e la metodologia di intervento che guidano la realizzazione degli interventi educativi e di sviluppare le competenze necessarie per l’applicazione del Modello multidimensionale “Il Mondo del Bambino”. Gli incontri plenari sono stati dedicati al monitoraggio delle attività, coinvolgendo l’intero gruppo operativo; i temi sono stati discussi alla luce delle pratiche in atto nel progetto e hanno favorito un’applicazione condivisa e competente della metodologia, garantendo un intervento educativo efficace e mirato. Durante questi momenti di confronto, sono state discusse le scelte metodologiche adottate e le opportunità emerse in relazione alle azioni intraprese con le famiglie. Tutti gli incontri sono stati aperti anche al personale dei Comuni e dei Servizi Socio-Sanitari dell’Ulss, favorendo una rete collaborativa e interdisciplinare.
I risultati del progetto
Il Report finale dell’attività di monitoraggio del progetto “Linea Famiglia”, presenta i risultati basati sull’analisi delle microprogettazioni elaborate da ciascuna educatrice in collaborazione con la famiglia e i referenti del Servizio Sociale Comunale nel corso della durata del progetto. L’analisi delle 10 famiglie coinvolte registra l’efficacia dell’intervento ed evidenzia alcuni punti specifici. Un elemento fondamentale riguarda la capacità delle famiglie, e in particolare dei genitori, di esercitare la propria decisionalità all’interno dei progetti. La partecipazione attiva e consapevole dei genitori non solo rende i progetti più efficaci, ma consolida il loro ruolo come partner attivi nel percorso educativo. Tuttavia, questa partecipazione non è sempre un punto di partenza nei progetti, bensì un obiettivo da raggiungere progressivamente. All’avvio dei progetti, le educatrici spesso definiscono le progettualità iniziali sulla base delle osservazioni effettuate, ottenendo in alcuni casi un’adesione formale, ma più frequentemente un accordo convinto da parte del genitore. Quando questa adesione si traduce in un coinvolgimento autentico, i percorsi risultano particolarmente efficaci. In altri casi, soprattutto in situazioni di maggiore complessità, sono necessari ulteriori elementi, come un forte accordo tra i professionisti coinvolti.
Un altro aspetto emerso riguarda l’importanza di coinvolgere la rete sociale informale delle famiglie e di sfruttare le opportunità offerte dal territorio. La presenza di risorse educative, culturali e di incontro è essenziale per contrastare situazioni di povertà educativa e stimolare lo sviluppo delle competenze dei bambini. Il progetto educativo ha dimostrato come l’approccio formativo e il monitoraggio continuo siano fondamentali per consolidare le competenze professionali e rafforzare la sinergia tra i diversi attori coinvolti, tra cui educatori, assistenti sociali, scuole e famiglie. L’importanza di un lavoro integrato ha consentito di attuare interventi coerenti e condivisi, che hanno permesso una crescente inclusione delle famiglie vulnerabili nel percorso educativo e sociale.