
“Ben-essere con la mindfulness” è il titolo del progetto biennale che Fondazione Progetto Uomo di Belluno realizza con il contributo del Comune di Udine OMS Città Sane.
Gli obiettivi
Il progetto biennale intende migliorare le prestazioni attentive delle persone over 65, il loro benessere psicologico, ridurre il dolore fisico legato ai processi infiammatori di 80 persone over 65 con dolore cronico, misurare dopo l’intervento il miglioramento nelle varie aree e formare 4 caregiver formali come istruttori di mindfulness.
Le azioni
Il nostro progetto dedicato all’invecchiamento consapevole si articola in tre azioni principali, pensate per promuovere il benessere nelle residenze per anziani attraverso la mindfulness.
1. Evento formativo sull’invecchiamento e la mindfulness
La prima iniziativa è stata un incontro formativo condotto dalla prof.ssa Rossana De Beni, esperta di psicologia dell’invecchiamento. L’evento ha approfondito i processi legati all’età avanzata e gli atteggiamenti psicologici nei confronti di questa fase della vita.
La formazione, rivolta a istruttori di mindfulness, professionisti e operatori del settore, ha introdotto anche il protocollo MBEC – Mindfulness-Based Elder Care, sviluppato da Lucia McBee (2008), specificamente pensato per il lavoro con persone anziane.
2. Corsi di mindfulness nelle residenze per anziani
La seconda azione prevede l’attivazione di quattro corsi di mindfulness all’interno di due residenze per anziani, con l’obiettivo di offrire agli ospiti momenti di ascolto, presenza e benessere psicofisico.
3. Formazione di caregiver come istruttori di mindfulness
Infine, il progetto accompagna quattro caregiver formali delle residenze in un percorso annuale di formazione come istruttori di mindfulness. Una volta completato il corso, potranno continuare la pratica con ospiti e personale, garantendo la continuità del progetto nel tempo.
Valutazione dell’impatto
Per misurare l’efficacia dell’intervento, ai partecipanti vengono somministrati questionari post percorso, con l’obiettivo di valutare i benefici percepiti e gli effetti della pratica nel contesto delle residenze.
Le collaborazioni in essere
Fondazione Progetto Uomo collabora dal 2018 con il prof. Franco Fabbro il quale ha ideato e standardizzato il protocollo MOM – Meditazione di consapevolezza Orientato alla Mindfulness (Fabbro Crescentini 2016), sperimentandolo in diverse realtà quali ospedali, comunità terapeutiche, scuole.
La Fondazione Progetto Uomo collabora con la Cooperativa Pervinca e La Quiete di Udine nella realizzazione delle azioni del progetto
Invecchiamento consapevole: Aging e Ageism

Il 29 gennaio 2025, la Fondazione Progetto Uomo ha organizzato una giornata di formazione e confronto dal titolo “Invecchiamento consapevole: aging e ageism”, nell’ambito del progetto Ben-essere con la mindfulness, con il contributo del Comune di Udine – Città Sana.
L’evento, ospitato nella suggestiva Sala Valduga della Camera di Commercio di Udine, ha visto la partecipazione di circa 50 professionisti e operatori provenienti da tutta Italia.
Una riflessione profonda sull’invecchiamento
Durante l’incontro, la prof.ssa Rossana De Beni, tra le massime esperte in Italia di psicologia dell’invecchiamento, ha guidato una riflessione sul un tema dell’invecchiamento.
Con parole semplici ma incisive ha ricordato che:
“Invecchiare è inevitabile. L’alternativa, lo sappiamo, non è desiderabile.”
Per la prima volta nella storia dell’umanità, la popolazione anziana è così numerosa. Questo cambiamento epocale è legato a fattori come i progressi della medicina, la genetica, una migliore alimentazione e l’assenza di guerre in molte aree del mondo. In appena tre generazioni, la piramide dell’età si è completamente rovesciata.
Ageism: il pregiudizio che invecchia con noi
Un focus importante della giornata è stato dedicato all’ageism, il pregiudizio verso le persone anziane, spesso radicato inconsapevolmente anche nei nostri stessi pensieri. Il nostro modo di pensare tende a rimuovere l’idea della morte, portandoci a negare o distorcere la realtà dell’invecchiamento. Ma è proprio dalla consapevolezza dei limiti del tempo che può nascere un nuovo senso per questa fase della vita.
Invecchiamento consapevole: perdite, ma anche guadagni
Accanto alle comuni rappresentazioni negative legate al declino fisico e cognitivo, la prof.ssa De Beni ha presentato una prospettiva più ampia e positiva: l’invecchiamento può essere una fase di guadagno personale.
Le ricerche dimostrano che nella terza età si registra una maggiore capacità di vivere nel presente, una selezione più attenta delle relazioni sociali e una migliore regolazione emotiva. È il cosiddetto paradosso del benessere: molti anziani dichiarano livelli di benessere psicologico superiori a quelli dei più giovani.
Il cervello che cambia, non che scompare
Il funzionamento cognitivo in età avanzata cambia, ma non si annulla. Cambia l’energia mentale disponibile, la velocità di elaborazione, l’efficienza dell’attenzione. Ma restano intatte molte capacità, come la memoria a lungo termine e quella procedurale.
Un esempio emblematico è Arthur Rubinstein, pianista che ha suonato ad altissimi livelli fino alla fine della sua vita, adattando il repertorio e sviluppando strategie personali per compensare i limiti fisici.
Anziani: una popolazione eterogenea
La prof.ssa De Beni ha anche sottolineato come gli anziani non siano un gruppo omogeneo: con l’aumentare dell’età cresce anche la variabilità individuale. Alcuni subiscono un calo della memoria, altri la mantengono viva e attiva come quella degli adolescenti.
Anche la personalità continua a evolvere, con possibili aumenti di saggezza, responsabilità ed empatia.
Abbattere i pregiudizi, costruire ponti tra generazioni
Contro l’idea che “gli anziani gravino sulle spalle dei giovani”, i dati dimostrano che molto spesso sono proprio i più anziani a sostenere economicamente e organizzativamente le famiglie.
Combattere l’ageism significa anche riconoscere le sue intersezioni con altri pregiudizi: di genere, religione, orientamento sessuale.
La chiave per superare questi stereotipi è l’intergenerazionalità. Se ne parla spesso, ma troppo poco viene messo in pratica.
Mindfulness e invecchiamento: un’alleanza possibile
In chiusura, la prof.ssa De Beni ha ricordato il contributo della mindfulness come pratica utile per affrontare in modo più equilibrato le sfide dell’invecchiamento.
Numerosi studi confermano gli effetti positivi della meditazione su stress, ansia, depressione, funzioni cognitive e accettazione dei cambiamenti fisici e mentali.
Rossana De Beni è docente, ricercatrice e presidente della SIPI – Società Italiana di Psicologia dell’Invecchiamento, oltre che istruttrice certificata MBSR. Puoi approfondire la sua produzione scientifica a questo link.
Sull’argomento la prof.ssa Rossana De Beni suggerisce la lettura di 3 libri

Invecchiare con consapevolezza:
Mindfulness per il benessere
Mindfulness e fragilità: un percorso di ben-essere alla Casa di Simeone e Anna
Nell’ambito del progetto “Ben-essere con la mindfulness”, promosso dalla Fondazione Progetto Uomo con il contributo del Comune di Udine – Città Sana, si è recentemente concluso un ciclo di otto incontri settimanali dedicati alla pratica della mindfulness presso la Casa di Simeone e Anna, in via Marangoni 105 a Udine.
Un percorso su misura
Guidato da un’istruttrice specializzata e supportato dalla presenza costante dell’educatrice Giovanna Z., il percorso ha coinvolto ospiti della struttura e operatori educativi, creando un gruppo eterogeneo e profondamente partecipativo.
Il programma si è ispirato al protocollo MOM (Mindfulness-Oriented Meditation), ma è stato profondamente adattato per rispondere alle vulnerabilità fisiche ed emotive del gruppo. Le modifiche hanno permesso di costruire un’esperienza autentica e accessibile per tutti i partecipanti.
Un protocollo adattato alla fragilità
L’intervento ha integrato elementi fondamentali della mindfulness con una metodologia flessibile e inclusiva:
- Riduzione della teoria per lasciare più spazio alla pratica e al dialogo.
- Rimodulazione dei contenuti: il tema del dolore è stato affrontato nel settimo incontro, anziché nel terzo, per preparare emotivamente i partecipanti.
- Meditazioni brevi e condivise, intercalate da momenti di confronto molto sentiti.
- Conduzione diretta, senza supporti audio, per facilitare la partecipazione anche a chi aveva difficoltà uditive.
La pratica si è svolta in un ambiente accogliente e curato, con i partecipanti seduti su sedie o carrozzine nella sala principale, luminosa e ricca di libri. Al termine di ogni incontro è stato offerto un tè caldo, gesto semplice ma simbolico di attenzione e cura. Quando possibile, si è fatto uso anche del giardino esterno come spazio di meditazione.
Emozioni condivise e momenti di verità
Le sessioni di condivisione si sono rivelate un punto centrale del percorso. In uno spazio protetto e accogliente, i partecipanti hanno potuto esprimere esperienze profonde, spesso legate a solitudine, dolore e perdita.
Particolarmente toccante è stato l’incontro dedicato alla consapevolezza del dolore, durante il quale una partecipante ha condiviso il lutto per la perdita del figlio, definendolo “un dolore troppo grande e insopportabile”.
Risultati e trasformazioni
Nonostante la delicatezza del percorso, i riscontri finali sono stati molto positivi. Attraverso i questionari di valutazione, è emersa un’adesione emotiva forte alla pratica meditativa. Alcuni partecipanti hanno raccontato di continuare a praticare autonomamente, la mattina o durante la notte, per gestire ansia e pensieri ricorrenti.
Un finale corale
A chiusura del percorso, il gruppo ha voluto ringraziare l’équipe con due canti corali, uno in italiano e uno in friulano: un momento intenso, che ha restituito il senso profondo di comunità, ascolto e reciproca umanità costruito lungo il cammino.
Verso nuove progettualità
L’esperienza presso la Casa di Simeone e Anna ha dimostrato che interventi mindfulness-based possono essere efficaci anche in contesti di fragilità, a patto che siano adattati con cura.
Personalizzazione, continuità educativa e creazione di uno spazio sicuro si sono rivelati elementi chiave per il successo del progetto.
Un esempio concreto di come le pratiche contemplative possano entrare a pieno titolo nei servizi socio-sanitari, favorendo benessere, consapevolezza e qualità della vita anche nelle situazioni più complesse.